
Di Manuela Costa
Ciao amiciii, siamo sbarcati a Chaiten ed è da qui che inizierà il nostro percorso sulla “Ruta 7”, conosciuta al mondo col nome di Carretera Austral.

Quando arriviamo è già buio e la città ci trasmette subito una sensazione inquietante. Sembra un posto abbandonato, stregato. Ingiro non c’è quasi nessuno. Le imponenti montagne sono avvolte da una leggera foschia, le strade sono molto larghe e le casette molto distanti tra loro.

Anche qui tutte rigorosamente in legno: dalle piccole “cabañas” (le mie preferite) a casone a più piani con un grande giardino intorno. Le adoro!

La mattina ci aspetta una bella escursione al vulcano; la guida ci racconta di come ha raso al suolo l’intera città nel 2008 ed ecco la spiegazione di tanto mistero. Per arrivare a vederlo “fumare” e restare incantati da ciò che lo circonda dobbiamo faticare parecchio. Il sole è cocente e il percorso tortuoso e abbastanza ripido ma ne valeva veramente la pena!

Siamo in cima. Il vulcano sembra essere coperto da una sabbia color rosa salmone che arriva a picco su una laguna di un blu immenso. Di lato ce n’è un’altra turchese su cui si affaccia una parete rocciosa. È un paesaggio mozzafiato!

Durante il percorso abbiamo conosciuto un ragazzo argentino che ha raggiunto insieme a noi la vetta. Stanchi ma felici scattiamo le ultime foto per poi riprendere la camminata, stavolta in discesa!

Il giorno dopo con molta calma esploriamo i dintorni. Ci sdraiamo su un prato di fronte al mare e dopo due orette decidiamo di arrivare al mirador, da cui si vede tutta Chaitén.

Arrivati al belvedere, un grande Cristo in croce e una Madonnina in una piccola grotta sembrano vigilare sulla città. È un luogo di pace, di orazione. Nella piacevole passeggiata immersi in una ricca vegetazione ci accompagna un altro amico ma stavolta è un animaletto a “mille zampe”. Che simpatica creatura!

La nostra permanenza qui doveva durare solo due giorni e non vedevamo l’ora di raggiungere la famosa Futaleufú ma i nostri piani saltano: sono finiti i biglietti del bus! Restiamo quindi un giorno in più sperando di riuscire a salire sul pullman del giorno dopo ma niente da fare: tutto pieno! Pochi posti e troppi“mochilleiros” in attesa come noi.

Optiamo per arrivare alla prossima cittadina per poi proseguire via autostop. Scendiamo e ci ritroviamo in mezzo al nulla! Passano pochissime macchine e la situazione sembra essere complicata. Ma ecco arrivare un bus a tutta velocità ed è lo stesso partito pieno da Chaiten. Ha cambiato solo il colore, passando dal blu al marroncino! Miracolosamente si ferma; l’autista si intasca il denaro e noi facciamo un viaggio di tre ore in piedi, ma va benissimo!

C’è un caldo infernale e non si possono aprire i finestrini a causa della strada non asfaltata. Al passaggio di ogni auto si alza una nuvola di polvere. Distese immense di verde, lagune e ruscelli, un cielo di tante sfumature di azzurro e le montagne, sempre presenti all’orizzonte a completare questo quadro stupendo.

E grazie al continuo spettacolo della natura riusciamo a sopportare questo tragitto pesante. Ma quanto manca all’arrivo? Ecco finalmente un cartello.

Ci siamo quasi amici. Passiamo su un ponte che attraversa il rio da cui prende il nome la cittadina. È un fiume possente, di un verde smeraldo intenso in contrasto con la bianca spuma con cui manifesta la sua forza. Il suo colore e la sua maestosità resteranno impressi nella mia mente per sempre e non ci sono parole adatte per descriverlo: bisogna viverlo!

Ci innamoriamo subito di questo posto. È sullo stesso stile di Chaiten ma qui c’è vita, c’è un’energia diversa e si respira aria di sport. Insegne di rafting e kayak ovunque. Vengono tutti qui per questo. Il Futaleufú è ritenuto il fiume più adatto a queste attività di tutta l’America Latina.

E ovviamente non possiamo non farlo. Ma ci separiamo: Nora sceglie un’escursione full day con rapide di alti livello mentre io, per la mia prima volta, preferisco fare una mezza giornata con rapide medie. Ma l’adrenalina è alle stelle per entrambe. È una giornata fantastica!


Ma c’è anche una riserva e io e Alex decidiamo di andarci. Si trova però a 7 km dalla città. Chiedo informazioni su come raggiungerla ad una gentilissima cilena che si offre addirittura di accompagnarci fino all’entrata: que suerte!

Ci sono due sentieri; iniziamo con il più breve di un km e mezzo che porta al “Mirador piedra ventosa” per arrivare poi al secondo punto panoramico, il “Mirador condor”, che ne dista quasi tre. Arrivo in cima distrutta e bagnata, dato che lo splendido sole mattutino ha lasciato il posto a vento e pioggia. Ma la vista è comunque incantevole!!!

Al ritorno troviamo un albero di melette rosse e io e il mio compagno di avventure non ci pensiamo due volte. Raccolte e mangiate: ma che buone! E dopo questo lungo e rilassante breakci rimettiamo in cammino. Con lo zaino pieno ovviamente.

Ma ora dobbiamo tornare in centro e chi ce la fa a farsi tutti quei km? Ma anche qui la fortuna è dalla nostra parte e troviamo subito una coppia cilena che ci fa mettere nel bagagliaio del suo Pk. Non è comodissimo ma non possiamo lamentarci. E riesco pure a fare delle belle foto: amo questi paesaggi!

L’ultimo giorno lo passiamo in relax; bagnetto in un tranquillo fiume poco fuori dalla città, passeggiata lungo la laguna e a spasso per il paese. E dopo tutte le faticate questi giorni direi che per l’ultima cena ci meritiamo un bel piatto tipico pieno di patatine fritte!

Vorremmo stare di più in questo luogo magico ma dobbiamo proseguire verso sud. E ci tocca nuovamente fare l’autostop: forza ragazzi che neanche il mal tempo ferma. Siamo proprio una bella squadra!
