Sono le 3:36 di notte qui in Inghilterra

di Giorgia Pellicanó

Bè è passato un po’ di tempo, lo so… la gente ha cominciato a chiedermi se ho smesso di scrivere. Ma non è che uno smetta di scrivere. Non è che uno cominci proprio eh; più che altro è una cosa che succede, come un incendio spontaneo, ecco sì, come uno di quegli incendi spontanei, che non è che qualcuno li abbia proprio appiccati, è che la somma delle cose, le coincidenze astrali, o qualsiasi altra bellissima sciocchezza voglia essere la vostra spiegazione, insomma le cose coincidono come matematica, o meglio chimica, e scatta la scintilla. Scrivere è come un fuoco spontaneo di pensieri che ti brucia da dentro fino a che non si crea un varco fuori, e non è che esattamente lo si voglia ecco, non è che sia un piacere dover combattere un fuoco, e ugualmente non è che proprio la si cerchi l’insonnia alle tre di notte su quelle tastiere tamburellanti. Però succede. Ed era vero, che non mi succedeva da tanto. E non è che io avessi smesso di scrivere, a stento ricordavo di aver cominciato… è che non avevo bruciato più alle 3 di notte per tanto tempo. E io quella la chiamavo felicità, quella che mi aveva spento l’incendio. Ero una persona felice, e quindi non bruciavo più tanto dentro, qualcuno avrà detto che brillavo fuori, mi pare, qualcun l’avrà pur detto. 

Ma quanto può durare le felicità? Se non è che l’intervallo fugace di quel pendolo che oscilla incessante tra noia e dolore. E il dolore arrivò, e poco dopo anche la noia.

13/03/2020 – l’Italia è in quarantena da 5 giorni, Milano da 3 settimane. È successo di tutto, dalle rivolte nelle prigioni, ai morti lasciati in casa per giorni. Qui a Londra la prima foglia si è mossa, non ha resistito la forza del vento dell’evidenza, nemmeno da sotto al tappeto. L’università ha mandato comunicato dopo comunicato. Sono entrata a lezione, ma devo essere finita nella camera dello spirito e del tempo. Due ore lì dentro e una volta uscita il mio mondo era tutto sottosopra: università chiusa, esami cancellati, modificati, rimandati… competizioni di danza annullate. Tutto quello che sapevo, che progettavo, per cui lavoravo da mesi, in stallo fino a data da destinarsi. E io in un limbo. “Benvenuta a due settimane fa” mi dicono dall’Italia… certo che il passato fa proprio schifo. 

Sono le 3:36 di notte qui in Inghilterra. Sento che molti sono svegli nella mia residenza al campus. Vorrei dire che fanno fatica a dormire… ma sono sempre svegli a quest’ora. La verità è che importa tanto a pochissimi. Tutti gli altri pensano sia uno scherzo. Ma non fa ridere. 

Sono le 3:38 di notte e non riesco a dormire. Il primo ministro Boris Johnson ha deciso che siamo agnello sacrificale per l’immunità di massa e che “qualcuno morirà”, ma perlomeno con le mani ben pulite. Il primo ministro ha deciso che qualcuno deve morire, per salvare l’economia. Il primo ministro ha deciso di proposito di farci ammalare tutti.

Sono le 3:42 di notte e io non so cosa ne sarà del mio futuro. Avevo puntato così tanto sul piatto di quest’anno… andato, la ruota gira e perdi tutto… o sarà che non sono brava al gioco. E che non so lasciare il tavolo quando sto vincendo, ma tantomeno quando sto perdendo.

Sono le 3:44 e mi sento come se avessi perso tutto. Perché tutto quello che avevo erano i miei progetti, basati su probabilità e dati certi. E ora non si sa più niente, non si capisce più niente, non esistono dati certi e le probabilità cambiano ad ogni mezzora che passa. E sono sola, lontana da casa, e non posso tornare. 

E la gente pensa ancora che sia un gioco, e non sanno con quante vite stanno giocando, e quante già ne abbiano perse.

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