
un articolo di Tamara Barbarossa
La nebbia calò lentamente sul paese appena addormentato, goccioline consistenti si insinuarono tra le vie, negli spifferi dimenticati, persino sotto le porte e quando umide si accingevano ad incollarsi alle maniglie delle finestre, una scura sagoma spuntò dietro al balcone ferrato, mentre un gatto nero miagolava insistentemente ai suoi piedi…
Pare l’incipit di un libro giallo ed invece ci troviamo in uno spaccato di vita Ericina.
Erice è un piccolo paese in provincia di Trapani arroccato sull’omonimo monte, che a quanto pare tiene spesso la “testa” fra le nuvole: io amo Erice è un luogo magico che mi ha fatto innamorare in tutti i sensi.
Il borgo dista all’incirca undici km da Trapani, la strada che vi conduce verso l’alto si snoda attraverso una decina di tornanti quasi a gomito, questo potrebbe farvi desistere dall’affrontare il viaggio, ma strada facendo, alimentano un panorama mozzafiato sulle isole Egadi e vi assicuro che è impossibile non fare almeno una sosta per respirare la sua aria frizzantina. Man mano che si saleci si ritrova affiancati da una fitta pineta che possiede una vasta area attrezzata per pranzetti frugali a contatto con la natura e garantita pace gratuita. Ma, se desiderate lasciarvi stupire, vi consiglio di “abbandonare” la vostra auto in quel di Trapani e godervi il suggestivo viaggio in funivia, sospesi su uno dei panorami più belli che la Sicilia possa regalarvi.
Il borgo è in larga parte delimitato da alte mura ciclopiche, i punti d’ingresso sono predisposti su tre porte di origine normanna le quali invitano ad addentrarsi nel suo centro medievale caratterizzato da strette stradine spagnole acciottolate, antiche e silenziose, dove fanno da sentinelle antiquatilumi. Basse e vetuste abitazioni dai misteriosi cortili, mostrano la loro quotidianità, mentre numerose chiese gotiche, sperse per il paese, propongono una staffetta sacra.
Ciò che contraddistingue Erice, a parte in quelle giornate in cui sopraggiungono pullman carichi di turisti, è senza dubbio la quiete e quell’aria così romanzesca in cui pare strano non sentir suonare il menestrello.
Ciò che sorprende di questo luogo è che, anche durante una calda giornata estiva, ci si può ritrovare a passeggiare per le sue stradine immersi tra candide nuvole che rendono il borgo incantato, offrendo un aspetto surreale e quasi fuori dal tempo. E’ piacevole attardarsi tra viottoli arredati daimanufatti che propongo le botteghe di artigianato: ceramiche e maioliche rigorosamente dipinte a mano, tappeti e tessuti, coralli, targhette, cartoline, pupi, gingilli e ristoranti di cous cous locale, non si sa proprio dove soffermarsi. Ci tengo a dirvi che potreste rimane rapiti dalle vetrine della pasticceria locale, nata tra le mura dei conventi, dove potersi rimpinzare di genovesi alla ricotta, mustazzoli e dolci di pasta martorana.
Nonostante l’evidente impronta medioevale Erice ha origini fenicie, indissolubilmente legate al sacro “Thèmenos”, il santuario a cielo aperto, dedicato al culto della dea Afrodite e della Venere Ericina romana. Nella sua estremità il paese ospita ancora i ruderi del castello a lei dedicato. Si narra che qui dimorarono i maggiori rappresentanti dell’autorità regia, tra cui il castellano che amministrò al giustizia penale. Più in basso si trova la torretta Peopoli, realizzata in stile liberty nel1870 e recentemente restaurata. Fu fortemente desiderata dal conte Agostino Peopoli: cultore, studioso e mercante che ne fece il suo angolo di studio e meditazione. Si dice che in quegli anni ospitò vari uomini di cultura e proprio per questo motivo è stata scelta come osservatorio di pace e faro del mediterraneo.
Se tutto questo non dovesse sembrarvi abbastanza attendete che il vespro vi venga incontro lungo la passeggiata panoramica, quando un manto dorato si posa sul mare ed un sole ormai rosso fuoco si nasconde dietro di esso. Ho vissuto tramonti indimenticabili ad Erice e vi assicuro che si tratta di uno spettacolo davvero unico, complice di profondi sentimenti.
Non mi rimane che ringraziarvi per aver accompagnato anche questa volta me e Marilà tra le vie di questo seducente Borgo, sperando di incontrare il vostro gradimento e di potervi affascinare ancora.
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