Addio

di Giorgia Pellicanò

“Il mare, è l’unica cosa vera” mi disse un giorno, mentre non stavamo parlando, e mi guardava negli occhi, ma solo quando riusciva a raccogliere quel pochino di forze necessarie, per un paio di istanti, e poi li riabbassava, oppure a volte le sue pupille si allargavano come una goccia nell’oceano dei suoi occhi e in quell’oceano, come una goccia, si perdevano. “Lo so, lo so” risposi. “E cosa pensi di fare a riguardo?”

“Andare” mi disse “è l’unica cosa giusta da fare”.

“Pensi che andrai, allora?”

“Penso di sì”

“Pensi che possa venire con te?”

“Penso di no, ognuno ha la sua, di via giusta”

“Sì, concordo. Quand’è che andrai, potrò dirti addio?”

“Non posso promettertelo. Vedi, so che accadrà, ma sarà come quando le cose succedono, perché qualcuno le chiama, perché qualcuno su un libro le legge a voce alta, quel libro vecchio sai, dove siamo tutti personaggi, tutti noi intendo, anche io e te, e poi a turno qualche personaggio è protagonista, ogni tanto, per un po’. Qualcuno legge da quel libro e allora le cose succedono. È così che andrò, quando il vento girerà le pagine, e uno sguardo si poserà sulla mia. Se sarai lì, sarebbe bello dirsi addio.”

“Spero di essere lì, allora”

“Ti auguro di essere da qualche altra parte, magari sulla tua, di pagina. Anche se sarebbe bello dirsi addio.”

Abbassai lo sguardo anch’io, un minuto di silenzio, poi sorrisi espirando un buffo suono dal naso “allora addio” dissi.

“Addio” mi rispose.

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