

di Tamara Barbarossa
Ognuno di noi di tanto in tanto sente l’esigenza di rifugiarsi in un luogo sicuro per sfuggire al mondo ed alle sue incombenze, un luogo dove potersi rigenerare ed essere se stessi senza filtri.
Il mio personale rifugio è sempre stato un parco custodito dentro la città dove sono nata, un giardino di poco più di cinque ettari che, con i suoi 153 anni, è capace di catapultarmi in un mondo irrealmente affascinante: sto parlando dell’orto botanico di Cagliari nell’isola di Sardegna.
Se siete turisti in città, e vi ritrovate a seguirne il percorso storico, non sarà affatto difficile trovare il giardino, in quanto questo è sito tra due delle tappe obbligate: l’anfiteatro romano e la villa di Tigellio. Il fondatore dell’orto, il botanico Patrizio Gennari, si appassionò alla suddetta località, che all’epoca era poco più di una discarica, grazie alle vestigia di antiche cisterne e pozzi di epoca romana.
Oggi è un luogo dove il presente ed il passato si mescolano abilmente, storia e natura creano un affascinante connubio racchiusi in uno scrigno dagli scenari colmi d’incanto.
Ma sapete che vi dico, mi piacerebbe portarvi con me, perché non varchiamo insieme la soglia d’ingresso?

Non appena oltrepassato il cancello ci accoglie una piccola casupola verde dove poter pagare il biglietto e firmare il libro per gli ospiti, dopo di che dinanzi a noi si distende come un guida il lungo viale centrale, interrotto più o meno a metà percorso da una delle tante fontane del giardino dove enormi pesci rossi giocano a nascondino tra le foglie delle piante acquatiche galleggianti.
Il viale riprende per concludersi poi, senza altri intoppi, a fondovalle dove una seconda e grande fontana, detta Pampanini, attirerà la nostra attenzione con un gioco di cascatelle sugli esemplari più vetusti del giardino. La vasca è sovrastata da un maestoso cipresso di palude, nativo degli stati uniti sud orientali, e nonostante la sua alta statura, vi sorprenderà il portamento elegante e leggero.
Amo attardarmi in questa parte del boschetto, delle volte leggo un libro, altre con la mia reflex ed un cavalletto trascorro il tempo riprendendo l’acqua delle cascate con effetto setoso, ma oggi in via del tutto eccezionale proseguiremo con la nostra passeggiata.
Appena sopra le roccaglie, dietro la fontana Pampanini, che supereremo grazie alla scalinata che si apre sulla sinistra, abbiamo la possibilità di raggiungere la parte più elevata dell’orto botanico. Il primo incontro è un caratteristico pozzo in pietra, si pensa di origine romana, quel che è certo è che in epoca spagnola fosse presente: l’acqua un tempo veniva pescata con il sistema antico della noria azionata da cavalli o asinelli, a conferma di questa pratica, esiste tuttora traccia della pista circolare che l’asinello doveva percorrere per azionare il sistema.
A sinistra del pozzo, dopo aver superato una vasta zona colonizzata dall’euforbia e qualche serra, incontriamo il primo cunicolo dalla forma insolita: è l’ingresso che conduce alla cisterna romana.

Badate bene che la galleria umida e misteriosa potrebbe intimorivi, sentirete risuonare l’eco dei vostri passi e io trovo che la mistica sensazione di essere spiati sia davvero eccitante tanto da farvi sentire dei piccoli Indiana Jones. Giunti alla cisterna si ha come la sensazione di entrare dentro ad un uovo, la sua forma ovoidale è completamente rivestita di coccio pesto, l’eco rimbalza da un lato ad un altro proprio come una pallina da ping pong, vi sentirete minuscoli sotto la sua volta. Questa non è l’unica cisterna presente nell’insediamento, ma è quella che nell’arco del tempo ha meglio conservato la sua forma originale.
Un poco più avanti del suddetto reperto storico incontriamo la Grotta Gennari… esatto prende il nome del fondatore del parco. Io la trovo estremamente conturbante, è un sito archeologico che risale al IV secolo. In antichità era il luogo di decantazione dell’acquedotto, oggi è destinata ad accogliere felci ed altre specie ombrofile. E’ riparata da una vetrata che impedisce ai raggi del sole di entrare in maniera diretta, proiettandoli con la giusta angolazione come se fosse una serra. Entrandovi si ha la sensazione di inoltrarsi in una giungla dove un folto philodendron rampicante pare voglia rapirvi afferrandovi con le sue radici aeree.

Quasi al termine della passeggiata rialzata si incontra la vasca trifoglio, le sue pareti sono abbellite da rigogliose piante di capparis spinosa (cappero) che pendono per la sua altezza, impreziosendo al massimo la fontana nel loro periodo di fioritura come bianche fatine danzanti.

Nella parte sottostante quest’area rialzata, a sinistra del viale principale, si allunga la zona desertica, precisamente quella delle piante succulente, una vasta esposizione si trova all’aperto mentre un’altra parte dentro la serra, qui si possono ammirare piante di origine africana. Più avanti la flora neo-tropicale e un’ampia zona dove si è ricostituito l’habitat di un oasi chiamata “Palmeto”.

Sempre sulla sinistra incontriamo un’altra cava romana, questa volta all’aperto, dove un enorme ficus magnolioide dal fusto possente e da enormi radici colonnari funge da tetto ad un fiabesco sottobosco.

Ora ci accingeremo a percorrere l’ultima parte del parco: muovendoci sempre dal fondo valle, questa volta sulla destra, ci addentreremo nel bosco mediterraneo ricco di specie arbustive ed arboree tipiche della macchia mediterranea. Oltrepasseremo il museo e deliziosi roseti mentre un grazioso ponticello in legno completamente avvolto dalla passiflora ci condurrà al giardino dei semplici, uno dei settori più recenti che ospita tutte quelle piante officinali utilizzate dalla tradizione popolare. Mi soffermo sempre ad osservare la deliziosa pianta del cotone, diversi fiori edibili e varie piante aromatiche: una scuola a cielo aperto per i vostri figli.
Concludono il percorso l’affascinante vasca del papiro dal sapore egiziano e l’orientale vasca del fior di loto dai petali rosa, pervenuti dall’Asia.

Potrei continuare a descrivervi minuziosamente ogni singolo “abitante” di questo speciale giardino che da anni accompagna le mie passeggiate più intime ma vi priverei del piacere della scoperta di specie meravigliose come le animalesche piante carnivore, l’abbagliante albero fiamma, la buffa capigliatura della Nolina Recurvata o i gustosi frutti del gelso degli osagi.
Spero che questa breve passeggiata sia stata di vostro gradimento, vi attendo numerosi al prossimo appuntamento sempre per le strade della mia bella isola.
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