
di Manuela Costa
Buongiorno amiciii, abbiamo appena lasciato l’officina in una località a sud di Phuket e il nostro scooter è pronto per portarci alla scoperta di nuovi ed incantevoli paesaggi.
Oggi esploreremo la parte meridionale dell’isola. Nel programma di questo tour abbiamo quattro spiagge da visitare, ma solitamente i miei itinerari sono abbastanza flessibili. Cerco sempre di raggiungere i luoghi prefissati, ma non sempre tutti sono accessibili e soprattutto capitano spesso degli imprevisti, quindi ben vengano le soste inaspettate. E dopo la prima non proprio gradevole, ecco che ne facciamo poco più tardi un’altra, stavolta breve e piacevole. È un punto panoramico la cui vista mozzafiato ti permette di ammirare parte della costa occidentale affacciata sul mare delle Andamane e la catena montuosa. Ci troviamo sopra la baia di Kata Noi e da qui riusciamo a vedere la nostra spiaggia di Karon e la famosa Patong Beach, separate da insenature e promontori rocciosi.
Facciamo qualche altro km in salita, costeggiando dei ristoranti con verande a picco sul mare dove decidiamo di fermarci al ritorno per goderci il tramonto. Da li in poi non ci sono altri locali, ne costruzioni o simili ma soltanto la strada, pressoché deserta. È quasi tutta in discesa e piena di tornanti ed è come se l’asfalto si fosse messo d’accordo con la giungla per passarci elegantemente nel mezzo senza disturbare. Io invece non riesco e spesso per esternare il mio sentimento di gioia grido a squarciagola: “uuuuuuuuu”! Ma sono certa che la natura mi capisce e mi perdona! Non manca molto per la spiaggia di Nai Harn dove siamo dirette, ma un’altra fermata imprevista interrompe il nostro percorso ed è sicuramente la più emozionante. Ci troviamo davanti ad un parco di elefanti e, anche senza entrarci, riusciamo ad avere un contatto ravvicinato con questa specie tanto venerata. Un cucciolo si trova accanto all’entrata ed è possibile nutrirlo con delle banane, ovviamente pagando, ma nessuno vieta di stargli in prossimità; altri due, in attesa delle escursioni, sono legati vicino la ringhiera dell’ingresso quindi è possibile interagirci. Nella tradizione thailandese questo animale è stato sempre considerato come sacro a Buddha ed è simbolo di pace e potere; oggi purtroppo è diventato un “oggetto” turistico. Ci intristiamo un po’ a vederli incatenati ma sono così tanto possenti quanto teneri, che toccarli e giocare con la loro proboscide è una sensazione unica.
Starei lì tutto il giorno, ma siamo già in ritardo sulla tabella di marcia. Superiamo una laguna e un tempio dorato ed eccoci arrivate in spiaggia. Sembra un posto abbastanza selettivo. Affacciato sulla baia, a destra, c’è un grosso residence bianco mentre dall’altro lato, a una decina di metri dal mare, c’è una lunga zona ombrata dove è possibile mangiare o rilassarsi sotto gli alberi. Ci sono degli ambulanti e qualche ristorantino ma tutto in stile molto selvaggio. Conosciamo un simpatico e distinto signore italiano che viene in questo luogo da venti anni e ne conferma l’esclusività. Qui il turista cerca la comodità nell’alloggio e la tranquillità nella natura. Il mare è favoloso e restiamo in acqua per più di un’ora; ci sono tantissimi pesci, di varie specie e colore e sul fondale trovo una bellissima stella marina viola che però purtroppo sembra morta.
È ora di andare a Yanui beach ma prima di raggiungerla la guardiamo dall’alto e ne restiamo incantate. Sandra inizia a scalpitare perché lei adora le rocce e ama nuotarci vicino; al contrario di me, non è un’amante della sabbia e predilige l’ombra al sole, cosa di cui io non potrei fare a meno, soprattutto in spiaggia. E come diceva il vecchio Marzullo: la domanda nasce spontanea. Come abbiamo fatto ad andare d’accordo? Per sdrammatizzare, diciamo che siamo andate! E ora è arrivato il momento di andare a mangiare. C’è un ristorantino proprio a bordo strada prima della spiaggia e decidiamo di fare un pranzo veloce. In realtà perdiamo più di un’ora perché le cameriere non capiscono assolutamente nulla di inglese e dell’arte della gestualità. È praticamente impossibile comunicare e questo problema purtroppo lo abbiamo riscontrato varie volte, ma pensiamo al mare che ci aspetta.
Anche qui restiamo a mollo quasi tutto il tempo della nostra sosta, nuotando per più di un’ora attorno alle rocce alla ricerca di altri pesci. Sandra esce dall’acqua esausta e io sono soddisfatta dello snorkeling e della mia abbronzatura, quindi direi che possiamo dirigerci verso l’ultima meta, Raway beach. Si trova nel versante sud occidentale di Phuket, ma è solo a 2 km da dove ci troviamo, quindi ce la prendiamo comoda. Vado pianissimo con lo scooter, come se la stanchezza avesse contagiato anche lui, e voglio ammirare ciò che mi circonda. Cosa che si riesce a fare bene e al 100% solo camminando a piedi. Arriviamo dopo pochi minuti e il sole è ancora alto, ma se avessimo voluto fare il bagno anche qui avremmo dovuto cambiare idea, visto che la marea era bassissima e il mare assomigliava ad una palude. Le barche sono praticamente arenate sulla battigia e lo scenario è alquanto insolito ma suggestivo.
Ci spingiamo fino alla fine della riviera nella speranza di trovare un rifornimento, ma nulla; non molto lontano c’è la capitale e siamo indecise se farci un salto ma siamo in tenuta da mare e per tornare ci metteremo un po’, così optiamo per la via del ritorno. Mancano ancora due giorni prima di andare a Bangkok e dobbiamo esplorare il nord dell’isola e conoscere la tanto celebre Patong beach e il suo caos diurno; quello notturno lo lasciamo a chi ama la notte e qui io e la mia amica siamo in totale affinità. Ci trascorriamo la giornata successiva e siamo così colpite dal dinamismo di questa località che ci facciamo diversi giri intorno con lo scooter e il cellulare in azione su modalità video. Ma ecco la foto di rito sotto la scritta.
La strada che costeggia il mare è un grande vialone a doppia corsia; un senso unico altamente trafficato dove un’infinità di motorini fanno le gincane in mezzo a macchine, autobus, van e taxi di ogni genere: è un vero caos! Alla nostra sinistra la lunghissima spiaggia pullula di turisti anche se il mare non sembra avere il solito colore cristallino. Ma ci sono un sacco di intrattenimenti per tutte le età, sport acquatici, massaggi e centinaia di ambulanti che offrono oggetti di qualunque tipo. E se siete assetati? Niente paura! Gli innumerevoli chioschi e carrettini posizionati ogni dieci metri, su quasi tutto il lungomare, soddisferanno ogni vostra esigenza: dalle tradizionali bibite a saporitissimi succhi di frutta fresca, cocktails, frullati tropicali, gelati dai gusti esotici e tanto altro. Dovete solo rilassarvi sotto le palme e godervi la vostra bevanda. E se invece avete fame o voglia di fare shopping? Anche in questo Patong beach non vi deluderà; dall’altro lato della strada non dovete far altro che scegliere in quale viuzza infilarvi: c’è veramente di tutto e per tutti i gusti!
E anche per noi, che amiamo i posticini meno affollati, basta andare fino alla fine della strada per trovare il nostro angolo di tranquillità e un mare molto più limpido. Anche questa giornata sta per terminare e purtroppo anche la nostra permanenza in quest’isola incantevole. Ma ci rimane ancora un giorno e lo sfruttiamo a pieno dedicandoci alle spiagge del nord, alcune purtroppo non più accessibili. Ce ne sono veramente tantissime e mi rendo conto che sei giorni non sono bastati per poter perlustrare tutto il territorio; ma ritornerò presto in questo paese quindi non c’è motivo di intristirsi. Posso solo sognare come sarà immergersi in un mare celestiale in cui ci viene proibito l’ingresso. Lo vediamo dall’alto e ne restiamo ammaliate. Laem Singh Beach il nome di questo paradiso.
Torniamo indietro con lo scooter fino a trovare la stradina che mi potrebbe portare fin li, ovviamente dopo un percorso a piedi molto ripido. Ma è tutto recintato e davanti al cancello un guardiano ci indica il cartellone da leggere; la scritta è ben chiara: vietato entrare! Ci dirigiamo verso la prossima, non bella quanto l’altra, ma non possiamo certo lamentarci. Scendiamo lungo una stradina sterrata fino ad un largo piazzale ed eccoci giunte a Surin beach.
Lo scenario è molto simile a quello visto a Nai Harn, ma qui la natura sembra avere la meglio sul cemento; è imponente e selvaggia. E anche qui un’ampia zona di ombra ma nessun punto di ristoro; ci si deve spostare sulla via principale o nella spiaggia limitrofa, Kamala beach, dove andiamo a pranzare. I tantissimi ristoranti presenti si trovano quasi tutti lungo una via sabbiosa che li divide dalla zona alberata, affacciata sulla grande spiaggia. Hanno quindi tutti vista mare, tranne i primi vicino al piazzale del parcheggio. Ed è uno di questi che Sandra sceglie, ma almeno il nostro sandwich con patatine era delizioso. Dobbiamo tornare a casa a preparare le valigie e sinceramente non ne ho nessuna voglia. Abbiamo ancora quattro giorni da trascorrere nella capitale ma dobbiamo salutare il mare e i gli amici marini e non è un’impresa facile!
Partiamo prestissimo per prendere il volo delle otto che ci porterà a Bangkok; dopo 38 giorni rimetto piede nella capitale ma stavolta atterro a Don Mueang e avrò la fortuna di soggiornarci. Chiunque ci sia stato ne parla con stupore e le gigantesche immagini che appaiono lungo il tragitto dell’aeroporto sembrano confermarlo.
Abbiamo prenotato l’hotel in una delle vie più conosciute della città, la mitica Khao San Road, e per paura di soffrire eccessivamente il caldo lo abbiamo preso con la piscina, e ve la consiglio. Non so se fare altrettanto per la localizzazione!. Qui la vita inizia verso le dieci del mattino e finisce all’alba, in un mix di negozi e bancarelle, ambulanti e ristoranti, decine di “carrettini taxi” e venditori di escursioni, e una moltitudine di persone che passeggiano, mangiano, bevono e ballano al ritmo di un’assordante suono. Dal tardo pomeriggio fino a notte fonda ogni locale ha la propria musica ed è un macello totale; non trovo termine più adatto per descrivervela. Sicuramente dormirci non è il massimo, ma ci si deve andare almeno una volta! Poco distante ci sono le principali attrazioni della città, tra cui il Gran Palazzo Reale e il Wat Pho.
Le ho raggiunte a piedi nella mia prima giornata esplorativa. È incredibile come in questa affascinante metropoli si passi da quartieri legati alle tradizioni, dove si ammirano templi e luoghi sacri di una bellezza indescrivibile, a quartieri ultra moderni dove i grattacieli sembrano non lasciar spazio alla storia. Decido di non entrare nei luoghi di culto per avere più tempo da dedicare alla scoperta della città; non sono un’amante dei monumenti e solitamente preferisco camminare e stare in mezzo alla gente del luogo più che ai turisti, anche se qui è veramente difficile evitarli! È possibile fare shopping in quasi ogni angolo; ci sono immensi centri commerciali, ma basta entrare in qualche vicolo che ci si trova nel bel mezzo di un mercatino caratteristico dove le bancarelle si succedono senza soluzione di continuità e vengono proposte le imitazioni dei più disparati prodotti occidentali dell’abbigliamento. Si può trovare veramente di tutto! E la stessa cosa vale per il cibo.
Nella mia vita non ho mai visto cosi tanto assortimento di alimenti e avrei voluto assaggiare tutto ma era praticamente impossibile. Un’infinita varietà di spiedini, presumibilmente di carne o pesce, biscotti e dolcetti di forme assurde, zuppe di varie colori e consistenza, animaletti fritti, coccodrilli a girarrosto, anatre e galline appese, crostacei variopinti e tanto altro che non immaginereste mai di poter mangiare. Quel giorno, visto il caldo torrido, ho optato per un enorme sacchetto di ananas tagliato a cubetti. Abbiamo camminato insieme per quasi 7 km quindi decido di tornare indietro con un bus per riposarmi un po’ ed effettivamente ottengo il mio scopo: mezz’ora per fare 2 km. Meglio scendere, ma va bene lo stesso: adoro i mezzi pubblici, specialmente quelli vecchi. E ce ne sono veramente tantissimi, insieme ai carrettini che sfrecciano per la città pieni di turisti.
Il giorno dopo decidiamo di andare, nel tardo pomeriggio, nel grosso centro commerciale notturno, l’Asiatique Riverfront; ho quindi tutta la mattinata a disposizione mentre Sandra resta in piscina. Mi incammino verso il canale e durante il percorso resto impressionata dalla quantità di turisti che popolano la capitale; i russi, e in generale gli europei, hanno lasciato il posto agli asiatici. Seguo la scia che mi porta dove ci sono i battelli e dall’altro lato del canale sembra esserci un’altra città ma è sempre la gigantesca Bangkok.
Anche sul canale, di un colore marrone, c’è un via vai non indifferente. Cercano di vendermi un tour ma seguo il mio istinto da “non turista” e salgo sul battello usato dai thailandesi dirigendomi non so dove. Già sono felice ed emozionata: chissà dove arriverò! Dura solo pochi minuti e siamo sulla sponda opposta. Scendo e mi ritrovo in un mercato di viuzze strettissime; lo percorro tutto fino ad arrivare di fronte ad un luogo sacro. Ecco che la frenesia e la confusione della fiera lasciano il posto alla calma e alla pace del tempio. E mi fermo ad osservare un grosso Buddha color bronzo. Quante sorprese ed emozioni ti da questa metropoli. E ce ne aspettano ancora l’ultimo giorno. Decidiamo di fare l’escursione al mercato fluttuante di Dumnoen Saduak, a due orette di distanza, e vedere il treno che passa in mezzo al mercato, in una località limitrofa. Entrambe sono un’esperienza unica da fare. Caratteristico il primo dove è possibile fare acquisti, a bordo di una piccola imbarcazione a remi, negli stand montati lungo il canale ed è così che funzionava il commercio in passato; oggi ormai è invaso dai turisti.
Il secondo, è un mercato alimentare, popolato soprattutto dai nativi, dove le bancarelle mobili sono posizionate sul bordo di un binario dove regolarmente, per tre volte al giorno, passa un treno, a pochi centimetri dalle persone. All’arrivo della locomotiva vengono tolti velocemente gli alimenti dai banchi che si ritirano verso l’interno come se fossero dei cassetti. È veramente uno spettacolo entusiasmante.
Cari amiciii, siamo giunti al termine del nostro stupendo viaggio in questa terra meravigliosa chiamata Thailandia. Non ha bisogno di commenti finali ne di tristi addii. Io sicuramente ci ritornerò e spero che anche voi, lettori e non, possiate un giorno conoscerla.