Cinque libri per tutti i gusti

Capita spesso di non riuscire proprio a decidere che libro leggere, con la paura di iniziare una storia che non ci piacerà e trovarsi davanti al fatidico: ormai l’ho iniziato, lo devo finire. 

Per aiutarci La Lettrice Scarlatta ci presenta 5 libri con anime molte diverse tra loro. A voi la scelta e buona lettura.

di Rossella Casillo


Giurista di (aspirante) professione, lettrice per passione.
Leggere e annotare le riflessioni che mi venivano in mente mentre leggevo è sempre
stata la mia passione, sin dall’adolescenza. Le storie mi affascinano da sempre e mi
hanno accompagnato nel mio percorso di crescita, intrecciandosi così tanto alla mia
vita al punto che non so più quali di esse ho realmente vissuto, letto o solo sognato.

1 – I. McEwan, Il mio romanzo viola profumato

Un libricino, composto da un geniale racconto di appena 24 pagine, che dà titolo al libro, e da un altrettanto breve saggio sull’io, che a me personalmente non ha lasciato nulla se non la vastità della cultura dell’autore (di cui sembra quasi dover dar prova). Il racconto, invece, è la fredda confessione (senza traccia alcuna di pentimento!) di un crimine letterario.

Due amici, con le stesse velleità di scrittore; due vite parallele, finché il successo raggiunto da uno solo dei due non frappone uno iato nelle rispettive esistenze. Lato che sarà prontamente colmato dall’altro, grazie ad un’architettura diabolica e magistralmente portata a compimento, che gli consentirà di invertire la rotta dei loro destini. Un dinamico gioco di specchi in cui i ruoli si scambiano continuamente. Brillante! Non posso svelarvi altro, ma ritagliatevi un’oretta per questa lettura (non vi ruberà un minuto di più!), perché ne vale davvero la pena (nonostante la dissertazione sull’io, rinunciabile).

2 – V. Hugo, L’uomo che ride

Un capolavoro che lessi a 15 anni e che mi piacque moltissimo, strappandomi la mia prima lacrima letteraria.

Il libro narra la storia di Gwynplaine, saltibanco, sul cui volto la natura, aiutata da trafficanti di bambini, aveva dipinto un riso perenne. “La cupa maschera morta della commedia antica addosso a un uomo vivo, si potrebbe quasi dire che Gwynplaine era questo. Quella testa infernale dall’ilarità implacabile, lui l’aveva sul collo. Che fardello tremendo, il riso eterno, per le spalle di un uomo!” 

Commovente le pagine dedicate all’amore tra Gwynplaine e Dea, cieca, e, proprio per questo, l’unica capace di vederlo. “Il fatto è che Dea, cieca, percepiva l’anima. […] 

Gwynplaine e Dea formavano una coppia, quei due cuori patetici si adoravano. Un nido e due uccelli: ecco la loro storia. Rientravano anch’essi nella legge universale che è piacersi, cercarsi, trovarsi. E così l’odio aveva fatto fiasco”. 

Bellissimo anche il personaggio di Hursus, che li aveva accolti entrambi. Filosofo di strada, Hursus viveva con il suo lupo addomesticato, a cui aveva dato il nome Homo. 

Dopo aver tediato il lettore per quasi 200 pagine (che sembrano non scorrere mai) con il racconto di un naufragio, Hugo entra nel vivo della storia, costellata di personaggi i cui ruoli si invertono continuamente: l’uomo diventa maschera, la cieca vede l’uomo, la bestia diventa uomo e l’uomo diventa bestia. 

Un libro pregno di aforismi politici e sociali dell’Inghilterra del 1700 ma anche una storia d’amore e di umanità, una storia di sconfitti che provano a salvarsi. Una storia di mostri: la deformità artificiale del protagonista, la crudeltà dei comprachicos che lo avevano sfigurato, la perversione di Josiane e dell’aristocrazia dell’epoca. 

Un libro pieno di simboli, a partire dalla nave, che, in modo circolare, apre e chiude il romanzo. 

Il mare e la notte, quell’oscurità destinata ad inghiottirci. 

3 – T. Chevalier, La ragazza con l’orecchino di perla

Mi sono decisa a leggere questo libro dopo anni che ce l’avevo sotto mano. 

Non conoscevo affatto la leggenda che accompagna la nascita del quadro di Vermeer, e devo dire che ne sono rimasta piacevolmente colpita. 

Griet è un bellissimo personaggio: un mix di maturità e incoscienza difficile da tenere insieme e far apparire credibile. 

A farmi alzare da tavola con ancora un po’ di appetito, però, è quella sensazione di incompiutezza (probabilmente voluta dall’autrice) che il finale lascia e il sospetto che Griet (SPOILER in arrivo, ndr), gettandosi tra le braccia di Pieter, non faccia altro che scappare da se stessa. 

Scelta non certo biasimevole, visto il contesto, ma che poteva essere compensata da una più penetrante indagine sui suoi veri sentimenti. 

Affascinanti le descrizioni della preparazione dei colori! 

Nel complesso un gran bel libro, ma resto curiosa di leggere la versione nostrana della leggenda (precendente, rispetto a quella della Chevalier), rievocata da Marta Morazzoni, La ragazza col turbante.

4 – F. Dostoevskij, Le notti bianche

“Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! È forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?”

Breve romanzo giovanile di Dostoevskij, che racconta di un amore, tenero, gratuito, talmente puro da risultare in parte ridicolo e in parte amaro.

La vita monotona di un giovane sognatore, chiuso nel suo mondo e imbranato con le donne (la versione maschile di Amélie Poulain?) viene sconvolta dalla conoscenza notturna di Nasten’Ka, ingenua e vezzosa fanciulla che gli confida tutte le sue pene d’amore.

Come nella più classica delle storie, al nostro protagonista non resta altro che amarla (non lo poteva evitare!), dapprima silenziosamente, poi dichiarandosi.

Libro non indimenticabile, ma piacevole, che racchiude una riflessione intima, onirica e a tratti confusa sulla gratuità dell’amore, che non chiede mai il conto.

Commovente la benedizione finale: “Che io sgualcisca anche solo uno di quei teneri fiori che hai intrecciato tra i tuoi riccioli neri quando con lui sei andata all’altare… Oh, questo mai, mai! Sia limpido il tuo cielo, sia luminoso e sereno il tuo caro sorriso, sii tu benedetta per l’attimo di beatitudine e di felicità che hai donato a un altro cuore, solitario e riconoscente”.

Una voce che non chiede nulla. Una preghiera.

Delicato.

P.S. proprio quello che augureremmo anche noi ai nostri/e ex, non è vero? 

5 – M. Mazzantini, Non ti muovere

Storia commovente, interpretata alla perfezione dalla coppia Castellitto/Cruz (che, assieme alla Mazzantini, formano un gran bel trio vincente, riconfermatosi tale in Venuto al mondo). Il libro narra di come la sgangherata Italia (la ragazza di periferia di cui Penélope Cruz veste i panni), così accessibile, pura e fragile,

conosciuta in seguito a un incontro tanto fortuito quanto squallido piano piano riesce a entrare dritta nel cuore di Timoteo, scavalcando anche gli affetti ufficiali, come la moglie Elsa, alla quale si riavvicinerà davvero solo in seguito ad un tragico evento. 

Il mondo patinato in cui Timoteo aveva sempre sguazzato improvvisamente si mostra in tutta la sua vacuità, di fronte alla profondità dell’animo di Italia e al destino avverso che da sempre la accompagna. 

Una storia di umanità, fatta di scelte improbabili e precarie, una storia di sfortuna. 

《Non mi perdonerai mai, vero?》
《Dio non ci perdonerà》
Disse proprio così, Angela. E ora sento le sue parole che tornano a me, da quel bar, da quella pioggia, da quel tempo distante. Dio non ci perdonerà.
《Dio non esiste!》sibilai stringendole le mani ghiacce. 
Lei mi guardò, e forse rise di me. Scrollò le spalle:
《Speriamo》


Ci vediamo alla prossima recensione. Buona lettura.

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