Vintage Soul in un mondo Flamingo

di Alina Miccolis

Canzonette per la lettura


Quando un pomeriggio di febbraio, Chantal e Marisa mi ventilarono l’idea di poter partecipare con una rubrica tutta mia in un blog provando a esprimere opinioni qua e là e accompagnare Marilà in giro per negozi, provando cose, scattando foto, pensai – che fantastica idea.

Sono ancora convinta che lo sia eh ma vorrei provare a spiegarvi come, nel caso lo stiate facendo, siete arrivati a leggere queste righe e raccontarvi quello che ne è seguito 

Riprendendo, quindi, da dove ci eravamo lasciati e senza dilungarmici troppo – sono passata da uno stato di eccitazione massima ad uno di imbarazzo, quello del momento “scatti nel negozio un sabato pomeriggio.” 

Vi starete chiedendo da dove salto fuori e, se avete letto la sezione About vi sarete fatti un’idea (nel caso non lo abbiate fatto, ve lo consiglio). 

Io sono quella in mezzo ai cactus con un foulard in testa e un orologio di Dalí stampato sul petto. Sono una tarantina purosangue che ha lasciato pezzetti del suo cuore un po’ dappertutto. 

L’ultimo pezzetto é stabile nella bella Barcellona, diviso tra un lavoro che mi piace, un fidanzato messicano, una terrazza colorata, palestra e rituali skincare (si perché quando arrivi agli anni di Cristo prevenire é meglio che curare), febbre del sabato sera, viaggetti qua e lá e bla bla bla, insomma un prodotto dis-ordinario della società moderna.

Oltre al cuore, lascio anche tanto tempo (e  – ahimè – buona parte del mio stipendio da Digital Marketer) in negozi. Tutti, indistantamente – da Zara ai negozi vintage, non passando da Chanel – o, perlomeno,  non ancora. 

E da questa passione/dannazione/vocazione nasce la “chiamata alle armi”: perché non condividere con tutti voi la conoscenza maturata in ore spese tra file per i camerini di Zara, giornate interminabili tra mercatini di mezzo mondo e vista persa in ore di scroll-down in e-commerce di tutti i tipi?

Chi mi conosce lo sa, se c’é una cosa che proprio non sono, é una persona ordinata. Non immaginatevi cumuli di robe sparse per casa, però insomma qualcosa che si avvicini abbastanza.

Questa propensione al caos avvolte mi ha aiutato, avvolte mi ha reso la vita un pò piu complicata (mia madre credo ne sappia qualcosa).

Ora vi starete chiedendo come il disordine possa aiutare e soprattutto cosa c’entra con l’argomento della rubrica e soprattutto perché questa donna ancora non é entrata nel vivo della questione.

Sono una fan del caos calmo (omaggio a Nanni Moretti totalmente gratuito) – è un ossimoro che mi identifica abbastanza da sempre; mi piace creare il caos, lasciarmi ispirare e poi viverlo con assoluta tranquillità (o, se vogliamo, equilibrio).

Nella moda ho sempre avuto lo stesso approccio – mi piace passare da uno stile all’altro, saltellare da un negozio all’altro. 

Credo di provare del piacere nel rivoluzionare outfit creati dai commessi, di mescolarli, di creare un piccolo caos – appunto – e da quest’ultimo far nascere una cosa totalmente nuova.

Quando mi chiedono come faccio a passare ore pensando a questo o come faccio un giorno a ricordare (stilisticamente) mia nonna (accezione positiva della frase) negli anni 60 ed un altro una millenial impazzita, la mia risposta é una sola, da sempre: per me è una maniera di rinascere, di esprimere lati assurdamente diversi di me, di “partorire” ogni giorno una Alina nuova.

Ora, partendo da tutte queste premesse, l’idea è condividere ciò che so dei posti che vivo e che vedo e, perchè no, magari dirvi come la penso sull’abbinare il blu con il nero, una giacca con una gonna midi, un taller con sneakers e così via.

Iniziamo questo viaggetto insieme dalla City del mio cuore (o una delle tante) – la mia Barcellona.

Pullulante di negozi, a partire dal profeta in patria Inditex (aka Zara & co) sino ai negozietti vintage del Raval.

E proprio dal Raval partiremo questa volta. Epicentro di tutto –  stile, razze, eventi  – è il posto dove a Barcellona si riuniscono los modernos de la City (aka gli hipster) e quindi cuore pulsante della tendenza (o della pazzia, questo lo lascio a voi).


Il primo protagonista di questo viaggio è il rinomato Flamingos Vintage Kilo – uno dei pionieri della cosiddetta vendita al Kilo di vestiti vintage.

Sì, avete capito bene, al KG! Scegliete le vostre pezze (come le definirebbe mia madre), le pesate come se fosse pane di Altamura, pagate un prezzo, avvolte irrisorio,  e ne uscite soddisfatti.

A Barcellona i negozi di Flamingos sono ormai innumerevoli, quello che vedete in foto é quello di Carrer dels Tallers, una stradina piena di negozietti interessanti giusto a lato della famosa Rambla.

Come potrete vedere nelle foto, la fantasia non manca e neanche i foulard con cui mi piace tanto decorare la mia testa.

Tra l’altro, il mio boy – messicano – sostiene che a tutte le donne che indossino cappelli o che in genere mettano qualcosa in testa – le manchi qualche rotella.  Dovrei trarre delle conclusioni ma, se siete d’accordo, lasciamo questo dibattitto per un’altra volta o nelle mani di Francesco. 

Ora, cosa potete realmente trovare da Flamingo, a parte tanto folklore? Normalmente è il mio punto di riferimento per 3 cose: giacche (di jeans e di tutti i tipi). Camice e pantaloncini a prezzi stracciati e – in questo caso – stivali. 

Come saprete, uno dei trend di quest’inverno – primavera é lo stivale cowboy/ texano/camperos  o – insomma  – avete capito quale; quello che lo indossi e pensi – ok voglio davvero andare in giro vestita come in ” Per un pugno di dollari? “-

Se quando vi ponete questa domanda un brivido percorre la vostra schiena ma poi cambiate idea, cedendo alla Madre Moda come, ahimé, faccio spesso io, allora questo è il vostro post e anche il vostro posto.

Texani di tutti i tipi, per tutti i gusti.

E comodi, incredibilmente comodi. Probabilmente perchè qualcun altro avrà già sofferto le pene dell’inferno al posto vostro.

Economici, perché probabilmente sono in pelle, ma li pagherete come quelli in eco-pelle che ho comprato da Zara e di cui il mio piede si sta sonoramente ancora lamentando.

Ora mi direte si, ok in negozio sembra tutto sempre molto bello, ma poi non so come abbinarlo, mi sento fuori luogo, non mi si addice, sicuro indossati non mi staranno bene. Queste sono normalmente le problematiche e i dubbi che le persone mi espongono quando li invito ad osare o quantomeno a provare qualcosa.

Poi c’è anche chi, come il mio capo, un giorno mi ha detto “ma non ti fa strano indossare roba di qualcuno che magari é morto?” Io, che non avevo mai pensato il vintage in questi termini, ho risposto che magari quella roba è appartenuta ad un’artista, o a qualcuno che ha vissuto una vita avventurosa. Magari ho indossato un body di Donna Summer. Così per il momento ho conservato il mio lavoro –  non sono sicura del fatto che abbia fatto lo stesso con la mia reputazione ma , anche in questo caso, è un’altra storia.

Tornando ai nostri dubbi  e incertezze – per me il segreto è sempre stato lo stesso: entrare in un negozio, lasciare fuori le preoccupazioni o catene quotidiane e far volare la fantasia libera, soprattutto in un negozio vintage.

Così ho fatto anche questa volta scattando (o meglio facendomi scattare) delle foto che probabilmente mi provocheranno imbarazzo per tutta la vita ma – ehy, alla fine show must go on baby –  quindi ecco a voi Alina in versione “ ti prego scatta subito perché la giapponesina mi guarda e il proprietario hipster ride.”

In questa foto dove cercavo di distogliere il mio sguardo dalle 1985 persone che affollavano il negozio, la maggior parte dell’outfit appartiene a Vintage Kilo.

La camicia appartiene a me, ma è sempre vintage. La comprai a Madrid tre anni fa e da quel momento è stato amore a prima vista, quelle righe anni 80 alla Sapore di Mare (l’unico film con una protagonista che si chiama Alina che non sia ucraina o russa) mi hanno conquistata.

In questo caso l’ho abbinata con uno short di Flamingo che mi è costato solo 8 euro (per la storia  del Kg) e che fa tanto avventura nella Savana, ma anche un po’ Luigi XVI e le bermuda rinascimentali dei re. Divagazioni a parte, mi piace perché è un look trasversale – abbinato con delle decolleté per le “fortunate” che passano l’estate in ufficio o con i miei amatissimi stivali per qualsiasi altra occasione.

Gli stivali, lo ammetto, mi hanno abbastanza rubato il cuore: texani ma dalla linea pulita, colore multiuso, seguendo la moda ma senza corrergli disperatamente dietro. (Prezzo 59 euro – 40 euro al Kg)

Il nostro caro Versace, quando ancora in vita  (tra l’altro se non avete visto la serie su Netflix, ve la consiglio vivamente) disse “Non essere alla moda. Non lasciare che essa ti possegga, ma sii tu a decidere cosa sei, cosa vuoi esprimere con il tuo modo di essere e di vestire”. 

Non c’è per me verità piu vera ed è esattamente da lì che inizio quando mi perdo nel mio viaggio tra i vestiti e quando penso “ah ma questo sta bene solo alla Ferragni” . Poi ci ripenso e mi dico che quello che voglio esprimere io nessun altro lo farà, allora afferro cose dagli scaffali, dai manichini, mi ci immagino, immagino le situazione che vorrei vivere, entro nel camerino e provo. E mi diverto.
E lascio sempre tutto sull’espositore (sorry, commesse).

Alla fine è tutto lì il segreto, e la filosofia è sempre la stessa: non vedere quello che ci manca (aka “a me questo non starà mai bene”) ma quello che abbiamo, come vogliamo esprimerlo e valorizzarlo. E creare sempre, anche se solo con un jeans e una maglietta bianca.

Intanto continuerò a darvi tips e posticini dove trovare i vostri tesori a Barcellona, in Italia o chissà da qualche altra parte around the world.

Bonus track | Black is Black | Los Bravos

Bonus food tip | La real Burgeseria

Lo stesso giorno in cui sono stata in giro per negozi mi sono concessa un super hamburger, in un posto nuovo che al momento occupa la prima posizione nel mio cuore nel mondo degli hamburger.

Nachos rivisitati con carne, fagioli, formaggio fuso, ma attenzione – se mai vi capiterà di passare per Barcellona ( e succederà perché gli italiani amano Barcellona) e volete un buon hamburger, dovete ASSOLUTAMENTE provare l’hamburger raclette: vi servono un hamburger (con carne buonissima) e poi la cameriera gentilissima ci versa come 200 grammi di raclette dentro.

Non potete capire la gioia. E l’emozione. E sì, il piacere. Ah, non vi perdete neanche le patate con pecorino e tartufo.

Il tutto per un modico prezzo di 16 euro a persona (due hamburger raclette, 1 nachos, 2 porzioni di patate, una birra, acqua e caffé).

Indirizzi:

Vintage shop – Flamingos Vintage Kilo http://www.vintagekilo.com/Vintage/index.jsp

La Real http://www.larealbcn.com/


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