
di Emanuela Filice
Dunque oggi è la festa della donna e direi che si possono tranquillamente superare quei paletti ridondanti sull’uguaglianza uomo-donna-donna-madre-madre-moglie e tutto il cucuzzaro.
Parliamoci chiaro, le recriminazioni sessiste sono figlie di una generazione che non ci appartiene più. Siamo donne, madri, amanti, mogli e cornute esattamente come nella maggior parte dei paesi civilizzati. Abbiamo diritto al voto e guidiamo esattamente come accade in Bahrein e più recentemente in Arabia Saudita. E non solo. In quanto donne possiamo decidere se partorire e anche dove, quando e come, che mi sembra un ottimo avanzamento dello stato dell’arte. Fin da piccole – e parlo della mia generazione – siamo state sollecitate a guardare oltre gli stereotipi femminili proposti fino al decennio precedente. Abbiamo continuato a giocare con Barbie e con Ken, questo sì, ma abbiamo accettato la presenza dirompente di Big Jim (per quanto sulla sessualità di entrambi non v’era certezza..). La concezione di famiglia si è anch’essa adattata col passaggio generazionale ed è stato possibile per Barbie divorziare da Ken e fidanzarsi con Big Jim mantenendo la proprietà anche della casa di campagna. Insomma, ci ritroviamo oggi, donne moderne, indipendenti, capaci di usare il bimby senza colpo ferire. Siamo mamme in carriera, automunite e con l’abbonamento a tutti i corsi fitness della palestra fronte ufficio e guai se i nostri figli, svolgendo gli esercizi di grammatica per casa, associano la figura della mamma al verbo stirare. La mamma, in quanto donna, può essere associata come minimo alla Cristoforetti, fatta eccezione per madre Teresa, che continua ad essere esempio di sacrificio cui tendiamo a rapportarci ogni volta che rappresentiamo la nostra condizione di donna-madre-moglie. Diversamente, tutto ciò che è archetipo femminile, equivale a sminuirne la figura sociale della donna, è cristallizzare la donna in una funzione medievale di accudimento e relegarla ad un uso personale della famiglia. Ma grazie a dio e a Cicciolina, per le importanti battaglie sociali finalizzate alla estrapolazione della donna dal ghetto culturale cui era ammansita, possiamo tranquillamente e orgogliosamente urlare al mondo che in cucina non sappiamo fare una cippalippa!!!!!! Che se prendiamo un ferro da stiro in mano possiamo al limite giocarci al “telefono senza fili”. Conosciamo la funzione defrost del microonde e davanti ad ogni spinacina surgelata ci commoviamo quasi l’avessimo impanata noi. Possiamo con fierezza indomita finalmente ringraziare il Signor IKEA per aver sdoganato i sacchi porta piumoni, così la mattina è ‘n’ attimo e siamo già in macchina, baldanzose e libere. Eh sì, oggi noi siamo donne libere. Libere di sentirci finalmente donne, alla pari degli uomini (?!).

Ovviamente il grande trampolino da cui la figura della donna si è potuta librare raggiungendo l’agognata parità (e ci mancherebbe?!) col sesso maschile, trova nell’apparato sociale e nell’amministrazione pubblica il suo netto contributo.
Oggi, ad esempio, la mia giornata è iniziata un’ora prima, perché dovevo uscire di casa in tempo per assicurarmi l’ultima corsa della metro prima che iniziasse lo sciopero dei mezzi pubblici indetto da Atac & co proprio oggi 8 marzo e raggiungere così il mio lavoro. Per fare questo ho scaraventato le mie figlie a casa di una amichetta – la cui mamma per me gareggia al pari delle miracolate alla santità subito – ad un orario proibitivo, che l’avessero chiesto a me avrei armato un dibattito sulla mancanza di organizzazione familiare e approfittamento della disponibilità altrui degno dei più trash salotti televisivi. Per fortuna il nano piccolo ho potuto non impegnarlo al fruttivendolo sotto casa, perché con soli 8 euro l’ora è venuta la baby sitter, visto che il nido non assicurava il servizio (come infatti non ha assicurato), per uno sciopero indetto in solidarietà alle donne vittime di violenza. Grazie a dio tutto questo mi ha permesso non solo di arrivare a lavoro, ma di arrivare in anticipo, potendo così lavorare 1 ora in più. In realtà sono anche arrivata a casa un’ora dopo rispetto al mio solito orario, per la circostanziata difficoltà che ho trovato nel salire sul tram direzione metro, preso d’assalto a quell’ora, che la terza classe del Titanic al confronto era il ponte della Costa Crociere al tramonto.
Insomma, oggi è il nostro giorno e, in assonanza con la migliore tradizione secondo la quale il Santo paga, direi che più che festeggiate, c’hanno fatto la festa.